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La scelta di Enea

  • Immagine del redattore: Marco D'Avenia
    Marco D'Avenia
  • 10 lug 2023
  • Tempo di lettura: 10 min

Aggiornamento: 13 nov 2023



Secondo Luigi Maria Epicoco, i classici sono «alfabeti dell'immaginario», «parabole per poter stare al mondo». Tra questi c'è l'Eneide, che molti ragazzi italiani hanno imparato a odiare a scuola, spesso trasformata da risorsa per la vita a esercizio di filologia ed erudizione. Vi si racconta la vicenda di Enea: la fuga dalla città di Troia in fiamme, accompagnato dal padre Anchise e dal figlio Ascanio, il lungo vagare nel Mediterraneo in cerca di un luogo dove stabilirsi, l'arrivo nel Lazio dove sarebbe nata Roma. Un mito di fondazione. Allo stesso tempo, un paradigma dell'esistenza umana, che Epicoco ripercorre in sei capitoli.


Il sottotitolo del libro è Fenomenologia del presente, e senza dubbio con 'presente' s'intende anche il tempo in cui viviamo, l'epoca 'presente', appunto. Un periodo di grandi cambiamenti, Di certo, ha sottolineato papa Francesco «quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca». Il cambiamento radicale pare proprio essere il carattere di questo post-postmoderno, di libertà astrattamente illimitata dell'individuo e di liquidità (forse già gassosità) teorica, relazionale e morale. E allora bisogna essere attrezzati al cambiamento d'epoca, comprenderlo e affrontarlo con slancio. Epicoco affronta la sfida nel concreto della realtà, c'è un contesto filosofico robusto alle spalle ma chiaramente, trattandosi di un libro di "accompagnamento" esistenziale, non viene qui esplicitato nel dettaglio (1) Ciò non toglie che sia una guida ricca di spessore e di umanità. Non rimedi e regolette, insomma.


Per individuare le risorse necessarie per vivere da uomini il cambiamento inevitabile, come si è detto, Epicoco rimanda ai classici. Propone qualcosa di più radicale e fondamentale, di più umano, perché legato alla libertà che ognuno mette in atto di fronte al cambiamento. Il libro allora è anche e prima di tutto una "fenomenologia del (vivere umanamente nel) presente",


La fenomenologia è una descrizione accurata di un processo e dei suoi elementi. In questo senso, la si trova già in Aristotele (la fenomenologia filosofica moderna richiede invece metodologie proprie, assai specifiche e rigorose). In ogni caso, essa esige attenzione e confidenza con la propria interiorità. Epicoco segue un percorso che è quello delle crisi esistenziali, dei momenti in cui l'identità e le relazioni sono messe drasticamente in discussione. Quest'analisi è già in se stessa estremamente utile, perché capita o può capitare a tutti di trovarsi in circostanze simili, per un trauma, un lutto, un fallimento. E qui si trovano ottime e sagge indicazioni per affrontarlo in modo radicale. Nel momento in cui se ne assimila la logica, il libro aiuta a leggere la propria vita anche in circostanze senz'altro meno "drammatiche", più "consuete", serene e quotidiane.


Ogni crisi esistenziale muove da una qualche forma di trauma, esige di intraprendere un viaggio, ridisegna i legami. Ha bisogno imprescindibilmente di uno sguardo, dell'aiuto degli altri per essere "salvata", per acquisire consapevolezza ed essere mossa a ricominciare. Qui il discorso si arricchisce di una bella meditazione sulle relazioni che si intreccia con le diverse età della vita. Enea è accompagnato da un padre che ha salvato, caricandoselo sulle spalle, e porta con sé un figlio a cui deve trasmettere un'eredità, che è la prospettiva di futuro della su vita e della sua azione. Per vivere il presente, bisogna sempre sapersi confrontare con il passato che ci precede e ci ha generati e con il futuro che viene da noi generato. Si definiscono allora dal punto di vista della vita adulta e matura le peculiarità e le modalità per vivere bene la vecchiaia e l'infanzia/giovinezza. Questo rende la lettura molto utile a gente di tutte le età (2).


Segue quindi una riflessione sul modo di affrontare la crisi, per arrivare infine alla generazione o alla ri-generazione dell'io e delle relazioni, dove, nella fondazione di una nuova città, il trauma, il viaggio, il padre, il figlio, vengono riletti in chiave nuova e aperti a un ventaglio di possibilità inedite, a un nuovo e fecondo sviluppo.


Il centro dell'attenzione è ovviamente Enea, colui che affronta la vita con la consapevolezza di avere un compito in questo mondo, consapevolezza magari vaga all'inizio (l'eroe all'inizio è un vagabondo, non sa nemmeno dove andare, non ha una meta). In questo senso, è una continua riflessione sul desiderio: c'è in ogni percorso di vita un desiderio di completezza, di fioritura, sulla linea dei propri talenti e dei propri limiti. Che è anche un desiderio di senso. Questo desiderio è fondamentale dell'uomo (alcuni filosofi lo definiscono trascendentale perché costituisce l'orizzonte soggettivo inaggirabile di ogni vivere e agire tipicamente umano, in altre parole, in ogni azione e in ogni nostro desiderio siamo sempre mossi da un desiderio ultimo di felicità, di compimento, di senso). È quindi un libro che risuonerà al lettore dai desideri forti, appassionato della sua vita (che può essere anche una persona molto normale e tranquilla), perché evoca «il fuoco sotteso a ogni esperienza umana». Ma è anche una "terapia" che aiuta a risvegliare il desiderio.


L'esperienza ci dice che il desiderio non si può fermare in nessun oggetto finito. Le nostre azioni e i nostri desideri ci domandano sempre un di più. Se siamo felici nell'amore, non ne abbiamo mai abbastanza. Quando vogliamo soddisfare i nostri desideri, questi ci lasciano sempre insoddisfatti e rilanciano sempre oltre. Basta pensare all'attesa per un regalo natalizio, che cede il passo, magari lo stesso giorno della festa, a un nuovo oggetto da ottenere. È quell'esperienza che il mercato globale, specialmente online, conosce bene e sfrutta, facendo saltare da un desiderio a un'altro. Ma questo cattivo uso del desiderio non può nascondere l'imprescindibilità di fare i conti profondamente con i propri desideri, che è il tema centrale della nostra epoca. Realizzare i nostri desideri del momento, magari pilotati dalla comunicazione pubblicitaria, saltando da uno all'altro senza mai esserne veramente coinvolti, non sembra risolvere il problema della vita e del suo senso, che a volte ci sembra veramente decisivo per continuare a vivere, per poter "alzarsi dal letto al mattino". Lo stesso vale per le relazioni che non ci coinvolgono in prima persona e che quindi hanno sempre una exit strategy dalla crisi, nel senso che la evitano. Lo stesso vale per la ricerca di piaceri o esperienze sempre più intense, che sembrano cucire un tessuto ma senza un filo. Ma se si entra nel cuore della dinamica deI desiderio che rimanda sempre ad altro, si scopre che è invece simbolo di qualcosa a cui ricongiungersi in pienezza (dal significato della parola, syn-ballein: "mettere assieme"), e questa pienezza è il giusto equilibrio del fiorire della libertà e delle relazioni. Ed è qualcosa che lascia uno spazio alla trascendenza,


Il desiderio originario esige dunque la risposta della libertà che dà forma ai tanti desideri della nostra vita. Richiede una scelta da fare in prima persona, da protagonisti. Epicoco vede questo viaggio di libertà come una grande avventura spirituale della singola persona, ma di una persona inevitabilmente in relazione, un io che non può mai essere separato dagli altri. La nostra esistenza è una catena di attivazioni della libertà attraverso la comunicazione interpersonale di esperienze di vita, che si trasmettono attraverso le narrazioni, l'educazione o la confidenza di storie di vita (i miti sono storie paradigmatiche o meglio, i paradigmi della storie), e attraverso la cura.


Si è dunque attivati e si è chiamati ad attivare. A trasmettere ad altri un fuoco che si ha dentro. «La sostanza dell’eredità è il passaggio di un fuoco che attraversa tutte le vite, la forma di questo fuoco riguarda ognuno di noi».


Questa trasmissione del desiderio, del fuoco è la speranza di salvezza per il mondo. Lo ricorda Cormac McCarthy nel famoso dialogo de La strada, in cui il padre rassicura il figlio sulla loro sopravvivenza post-apocalittica e sul loro futuro: «Ce la caveremo papà? -Sì. Ce la caveremo. -E non ci succederà niente di male. -Esatto. -Perché noi portiamo il fuoco. -Sì. Perché noi portiamo il fuoco». È il motore ultimo della speranza che attraversa le macerie (o la semplice abitudine spenta e le "passioni tristi"). Per questo motivo, La scelta di Enea è essenzialmente un libro "generativo" perche la generatività è la capacità di dare la vita che qui si estende più ampiamente alla fecondità dell'esistenza e delle relazioni, per arrivare alla "fondazione" addirittura di una «società generativa». Come ha fatto Enea, sbarcando sulle coste del Lazio.

La capacità di generare al bene è la prova del nove del valore di una vita e attualizzarla nel dono e nella cura è la condizione imprescindibile per la propria "salvezza".



Non a caso l'ultimo capitolo è esplicitamente dedicato al "generare", anche se con il generare si confronta l'intero percorso. Un'esistenza umana autentica è un essere continuamente generati alla libertà e la libertà a sua volta è un ri-generare continuo di sè e degli altri, in una affermazione continua della propria libertà. Nel percorso "giusto" della vita, si percepisce continuamente questo essere liberati e ri-consegnati a se stessi, questo divenire sempre più consapevoli di talenti e limiti, per poterli avere sempre più "a disposizione", mettendoli in gioco con un'ampia visione di saggezza e con il consiglio degli altri.


Le dinamiche dei rapporti tra le generazioni si esprimono nell'essere generati dalla famiglia a una libertà consapevole e responsabile (in un rapporto familiare fisiologico deve sempre darsi questa seconda generazione) e nel generare figli che portino avanti il percorso con le proprie risorse (la stessa cosa vale per i gruppi umani e per le istituzioni, sempre in equilibrio nel tempo, tra una fedeltà a una tradizione e una spinta verso quella stessa creatività che ha generato la tradizione stessa. È così per le famiglie, è così per le iniziative umane che hanno un iniziatore carismatico e una visione, siano esse iniziative di solidarietà o la Apple tra Steve Jobs e Tim Cook.


Epicoco indica le virtù indispensabili per affrontare questo viaggio con successo, sempre tenendo a mente la finitezza di chi lo compie e i suoi limiti. E individua la regola morale della libertà e i suoi contenuti, come realizzazione buona di talenti personali e relazionali.


La libertà non è infatti sregolata (come saremmo tentati di pensare oggi, magari senza. valutare troppo che cosa implichi in concreto la sregolatezza). La legge morale che rende uomini è proprio quella che si svela nell'esercizio della propria libertà in relazione, come Tommaso d'Aquino ha ben spiegato nella sua interpretazione di Aristotele e diversi autori contemporanei hanno ben dimostrato (3). È proprio da questa esperienza di ricerca e realizzazione di ciò che è bene per me e per gli altri che nasce la riflessione filosofica e morale su ciò che è bene che sia.


In sostanza, la legge morale si svela continuamente quando ci si chiede che cosa è bene, che cosa è bene per me che agisco. Non la si deve pensare dunque come un manuale semplicemente da applicare. Certamente, non si esclude che Dio abbia fissato una legge che vale per tutti gli uomini di tutti i tempi. Certamente, si può formalizzare e si può dar ragione della legge morale, come fanno i filosofi. Certamente ci sono doveri, che a volte implicano comandi forti, espressi in forma negativa, su ciò che ci farebbe mancare il bersaglio della vita: "non rubare", "non uccidere", "non mentire". Questo è il piano teorico di considerazione e deve essere chiaro e rigoroso.


Ma non bisogna dimenticare che la legge morale deve essere anche una risorsa per ciascuno che intraprende il cammino della vita, un risorsa per chi vive e agisce, perché risponde sempre alla domanda su che cosa è la vita e che cosa è bene per me e per gli altri nella concretezza della mia vita. Senza l'unione di queste due dimensioni, una legge morale astratta può essere vera e allo stesso tempo magari non avere relazione con l'esperienza e la libertà di chi vive. Può essere vera e anche "inutile" o inapplicabile. In altre parole, diventa una risposta vera a domande che non ci si pone, mentre sul piano della vita deve dare risposta alle domande reali. Sono due livelli diversi che non sono in contraddizione tra loro, non sono due verità tra loro opposte, Ed è compito della saggezza, virtù e arte dell'agire retto, che ha la rettitudine morale in sè, fare da ponte creativo tra le domande e le risposte (4). Il libro di Epicoco fa proprio questo.


Così intesa la libertà non ha mai fine, perché la libertà è la dilatazione dell'essere umano nell'agire. Per il cristianesimo, essa va (o dovrebbe andare) oltre la morte, perché l'amore che rimane dopo la morte è per definizione atto supremo della libertà. La beatitudine non è qualcosa di statico, ci si annoierebbe "a morte" dopo le prime ore di Paradiso, figurarsi se la noia fosse eterna. Non è un annullamento dell'agire. Basta leggere Dante per capire che la libertà è un continuo dilatarsi nell'Amore, un ampliarsi che già il cristiano sperimenta in questa vita (ma tutti lo sperimentano nel maturare di un amore o di un'amicizia) e che sicuramente lì non troverà più gli ostacoli della limitatezza del libero arbitrio. Sarà per sempre qualcosa di dinamico e "avvicente", che allarga sempre più la libertà e le capacità dell'uomo (5).


Una libertà generativa si rivela sempre feconda e piena di creatività ed è una risorsa che rinnova se stessi e il mondo. In questo senso, lo stile del libro è un'esempio e un'espressione serena ed entusiasta di generatività e un aiuto a coltivarla nelle vicende speciali o normali delle proprie vite.

Epicoco è un sacerdote cattolico, esperto nell'accompagnamento spirituale. Nel suo lavoro, è centrale l'incontro con Cristo, con il suo sguardo sulle persone e sul mondo. Nel Vangelo. La scelta di Enea non è un libro scritto esclusivamente per i cattolici, anzi. Nel corso dei capitoli, si vede anche come il cristianesimo, in particolare cattolico, risponda e ampli con naturalezza, le richieste di pienezza dell'umano. Questa testimonianza da parte del cristiano, di un qualcosa di divino che riluce nell'umano, è la modalità della testimonianza autentica del cristiano nel mondo di oggi (5).


Luigi Maria Epicoco, La scelta di Enea. Per una fenomenologia del presente, Rizzoli, Milano 2022, pp. 192, 16€ (tascabile 12€, Ebook Kindle 9,99€)


Epicoco è un sacerdote cattolico, esperto nell'accompagnamento spirituale. Nel suo lavoro, è centrale l'incontro con Cristo, con il suo sguardo sulle persone e sul mondo. Nel Vangelo. La scelta di Enea non è un libro scritto esclusivamente per i cattolici, anzi. Nel corso dei capitoli, si vede anche come il cristianesimo, in particolare cattolico, risponda e ampli con naturalezza, le richieste di pienezza dell'umano. Questa testimonianza da parte del cristiano, di un qualcosa di divino che riluce nell'umano, è la modalità della testimonianza autentica del cristiano nel mondo di oggi (5).



(1) Una riflessione filosofica che sviluppa con profondità il processo delineato da Epicoco è quella di Francesco Botturi, La generazione del bene. Gratuità ed esperienza morale, Vita e Pensiero, Milano 2008, pp. 416, 28 €. Il libro è decisamente impegnativo ed è rivolto a filosofi "di professione".


(2) È una meditazione che si ritrova in Aristotele e in Romano Guardini.


(3) Oltre al già citato Botturi, rimando a Alasdair MacIntyre, Servais Pinckaers, Giuseppe Abbà.


(4) Aristotele chiamava la saggezza phronesis, poi tradotto come prudenza, ma nel linguaggio comune per prudenza oggi s'intende l'attenzione a non affrontare compiti o situazioni che possono recarci danno.


(5) Di questa modalità ha parlato ampiamente il filosofo canadese Charles Taylor in diversi articoli e interventi. Alcuni di questi, saranno prossimamente pubblicati nel bel volume a cura di Alessandra Gerolin, Questioni di senso nell'età secolare (Mimesis, Milano 2023)






 
 
 

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